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La mia storia PDF Stampa E-mail

La mia storia iniziò nel Febbraio 2009. Novella sposa appena da un mese, con grande felicità e sorpresa, dopo una visita di controllo mi venne comunicata dalla mia ginecologa la più bella notizia che ogni donna almeno una volta nella vita desidererebbe ricevere: aspettavo un bambino!

Ben presto alla gioia dell’attesa si sostituì l’angoscia. Passava la sesta, settima, ottava settimana ma dall’eco non risultava il battito cardiaco del feto. Ciò nonostante, le mie beta raddoppiavano, triplicavano fino a raggiungere quasi le 300.000 mUl/ml alla nona settimana e una nausea insopportabile ormai mi impediva di mangiare. Ormai il quadro era chiaro, ricovero d’urgenza e primo raschiamento che, come mi fu riferito, fu lungo e non risolutivo: l’utero, infatti, presentava ancora materiale abortivo. Il giorno dopo il raschiamento fui dimessa, ma dopo due giorni, ebbi una violenta metrorragia, a causa della quale dovetti subire un secondo raschiamento. Dall’esame istologico risultò una mola vescicolare parziale.

Sebbene avessi già subito due raschiamenti il mio utero presentava ancora materiale abortivo e quindi dopo una ventina di giorni mi sottoposero ad un terzo raschiamento, subito dopo il quale purtroppo le beta hcg che fino a quel momento stavano scendendo, incominciarono repentinamente a risalire!

Unica strada per la guarigione rimaneva la chemioterapia. Rassicurata dal ginecologo dall’alto tasso di guarigione della malattia e sulla breve durata della terapia (circa un mese e mezzo: così, almeno, mi fu prospettato), iniziai il sette Aprile 2009 la mia terapia con iniezioni da 80mg di Metotrexate e mi fu vietata categoricamente l’assunzione di acido folinico. Le prime quattro iniezioni fecero effettivamente diminuire il valore delle beta hcg fino 115 mUl/ml. Dopo queste quattro iniezioni il mio ginecologo fu costretto ad interrompere la terapia poiché il livello di globuli bianchi era inferiore alla soglia minima, ma mi rassicurò che, in ogni caso, le mie beta hcg si sarebbero azzerate nel giro di una settimana. Sfortunatamente ciò non si verificò ma, anzi, dopo una lieve discesa, ripresero a risalire.

Fu soltanto allora che realizzai che la mia situazione si stava aggravando. Il ginecologo tentò un'altra iniezione, ma ciò non fu sufficiente ad arrestare la risalita delle HCG.

Costui ipotizzò che io fossi diventata resistente al farmaco, nel mio caso il Metotrexate. Mi convocò in uno stanzino in ospedale non facendomi neanche accomodare e, fumando nervosamente, mi elencò quali sarebbero stati i miei nuovi veleni chemioterapici. Mi affidò ad un suo collega oncologo (fortunatamente!) affinché io potessi, a suo dire, iniziare la chemioterapia di seconda linea.

La mia disperazione ben presto si trasformò in rabbia quando appresi nel mio primo colloquio con il collega che mi era stato applicato il protocollo sbagliato e quindi non si poteva certo parlare di resistenza al farmaco! Iniziò a fine maggio finalmente il protocollo giusto cioè quattro iniezioni da 50mg di MTX alternati con una compressa di acido folinico da 15mg. Il primo ciclo fu un successo: le mie beta si azzerarono!

Mi sentivo ormai guarita, ma purtroppo all’improvviso dopo pochi giorni da quella che doveva essere la fine del mio calvario, una terribile mucosite (consistente nella comparsa di lacerazioni sanguinolente alla mucosa della bocca) mi costrinse ad interrompere la terapia per una settimana. Durante quella settimana feci molte iniezioni di acido folinico per risolvere il problema della mucosite. Tali iniezioni da una parte fecero scomparire le lacerazioni della bocca, ma, sfortunatamente, dall’altra portarono anche ad un aumento delle beta hcg a 6 mUl/ml .

Iniziò così il terzo capitolo della mia storia. Gli oncologi decisero di aumentare nei cicli l’acido folinico a 50mg per timore che ritornasse la mucosite, ma dopo tre cicli le beta ripresero a salire fino a ritornare a 23 mUl/ml. Feci una TAC, una Pet body e una eco-3D all’utero ma gli esiti furono negativi. Probabilmente stavo pagando ancora gli errori del mio primo ginecologo che mi aveva avvelenata con una terapia sbagliata.

Mi incominciarono a prospettare la possibilità dell’isterectomia e della chemio di seconda linea nel caso in cui il ciclo successivo con l’acido folinico a 15mg non fosse andato bene.

Grazie a Dio il ciclo andò discretamente e le HCG da 23 mUl/ml passarono a 17 mUl/ml. Pertanto gli oncologi decisero di continuare con la chemio di prima linea . Erano passati cinque mesi. la discesa era troppo lenta ed io non reggevo più fisicamente e psicologicamente alla terapia.

Quando ormai stavo perdendo le speranze di guarire, una sera, navigando su internet, trovai il sito del Charing Cross di Londra, uno dei più importanti centri nella cura delle malattie trofoblastiche. Lessi le pagine che si rivolgevano agli specialisti ed i consigli terapeutici sulla mia malattia. Con mia grande sorpresa trovai conferma a ciò che per mesi avevo provato a chiedere, non solo agli oncologi presso i quali ero in cura, ma anche ad un luminare di ginecologia oncologica – molto noto! – di Roma a cui mi ero rivolta per una consulenza: perché le risalite delle HCG erano avvenute quando era stato aumentato il dosaggio dell’acido folinico?

Gli oncologi londinesi sottolineano l’importanza del dosaggio dell’acido folinico: sia la quantità (15mg) che i tempi di somministrazione (30h dopo l’iniezione di MTX) sono di fondamentale importanza per la riuscita della terapia.

Grazie ad una mia cugina che viveva a Londra, inviai tutta la mia documentazione e l’oncologo dott. Seckl, direttore del centro, mi indicò la possibilità di assumere l’acido folinico a 30h dall’iniezione di Metotrexate. Dopo tre cicli con il protocollo del Charing Cross, dopo sette mesi di terapia, le mie beta hcg si azzerarono e dopo un anno sono rimaste tali. A fine ottobre 2009 ho concluso la mia terapia e sono ritornata alla vita!

Mi recai alla fine della terapia a Londra per incontrare il Dott. Seckl, medico di grande umanità e professionalità, il quale nel nostro colloquio mi mostrò tutto il suo sconcerto nel constare l’impreparazione del mio primo ginecologo, che aveva praticamente giocato con la mia vita!

Le sorprese non erano ancora finite per me. Decisi di inviare a Londra un campione del materiale abortivo del primo raschiamento, dal quale era risultata una mola vescicolare parziale. Come se non bastassero tutti gli errori che erano stati commessi, anche l’esame istologico dell’Ospedale si rivelò sbagliato: infatti a Londra fu riscontrata dal nuovo esame istologico una mola vescicolare completa!

E’ proprio dalla mia dolorosa esperienza che nasce il bisogno di pubblicare questo sito, affinché possa essere utile ad una giovane donna come me che sta combattendo adesso contro questa malattia, al fine di indicarle una strada possibile alla sua guarigione, e così facendo trovare il vero senso della mia sofferenza.

Il 12 ottobre 2011 è nato il mio bellissimo bimbo!!!

Che possa essere una speranza a chi come me ha affrontato questa terribile malattia.

 


 

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